Una musa insostituibile... anche se un po' permalosa

Mi faccio conoscere un minimo...

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    Jen dipendente

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    Una cosa scritta l'estate trascorsa. :D

    Protagonisti: Un mio alter-ego che come me qualche volta si fa prendere dallo "sconforto creativo" e il mio esigente personaggio, di cui scrivo dal 2004. :
    Spero vi rimanga simpatico.


    Avevo perso non so quanti minuti a correrle dietro, percorrendo col fiatone quelle strade corrose dalla nebbia e dalle presenze maligne.
    Mentre cercavo di non soffocare nella foschia cercai di autoanalizzarmi un po', alla ricerca della frase che l'aveva ferita.
    Io a malapena riuscivo a scorgere la sua figura longilinea, aggraziata ma con un po' di muscoli. Sapevo com'era fatta, la mia musa. La conoscevo bene. Erano anni che scrivevo di lei, inventandola un po' per volta: avevo cominciato parlando di quello che aveva subito quando era un po' più giovane, di come si era vendicata dei miserabili che l'avevano violentata.
    Lei è stata la mia invenzione più interessante, tutto sommato. Le devo tutto, anche se a malincuore devo ammettere di averle dato un carattere non facile.
    Beh, dopotutto, la capisco: ho lasciato che impazzisse dopo quello che aveva passato. Era diventata una perversa assassina che uccideva per i motivi più svariati, ma spesso solo per divertimento.
    Con presentazioni come queste non è che ti fai ben volere dai tuoi personaggi, finisci prima o poi per farli arrabbiare.
    Jen era parecchio arrabbiata, non voleva saperne di farsi raggiungere, era inutile gridarle contro il mio pentimento, i miei stramaledettti sensi di colpa.
    Mi è dispiaciuto solo in seguito, non avrei forse dovuto presentarla all'inizio in modo tanto negativo. Del resto lei non ha battuto ciglio ed ha sempre accettato quello che le proponevo.
    Pensai a tutto quello che mi aveva dato, ai suoi occhi scuri come ossidiana che mi scrutavano sul fondale della notte nei miei sogni più agitati.
    Pensai al fatto che dovevo esserle grato per quel ciclo di storie zombesche, la sua rasserenante presenza nella mia mente mi aveva permesso di scrivere qualcosa di più corposo e in qualche modo più “maturo”.
    Fu allora che mi misi a gridare. Gridai che anche se era un'invenzione per me era una donna splendida, per la quale non potevo che nutrire ammirazione e affetto.
    Facile dire così, penserete. Una faccia quasi sempre malinconica, capelli corvini portati lunghi quasi fino al fondoschiena, sguardo assassino (beh, è normale visto il suo carattere), ogni curva al posto giusto, comprese gambe lunghe per cui infartare...
    Una così non puoi non amarla , direte. Sì, ma anche dentro non è per niente peggiore, se si esclude il carattere un po' strano e la sua tendenza a prendere spesso male quello che le dici.
    “Ah, mi vuoi chiedere scusa?? Dimmelo prima, no?” scattò improvvisamente Jen, venendomi incontro. Si sarebbero potuti sentire i suoi tacchi sbattere a terra a distanza di chilometri, tanto era su di giri. Rabbrividii, domandandomi di che morte sarei morto.
    Jen non andava per il sottile, potevi stare ore a soffrire sotto di lei mentre ti faceva a pezzi con i denti e con le mani, oppure mentre ti soffocava.
    Non è mai piacevole se le prende l'idea di toglierti il respiro, io lo so benissimo.
    Ma spostiamoci su un altro argomento, cioè i suoi occhi mentre mi guardava in quella notte nebbiosa e senza luna.
    Sembrava spaventata, all'improvviso.
    “Che cosa c'è?” le chiesi, con un filo di voce. Avevo il fiatone.
    “Mi stai domandando il perchè di questa faccia? Sono stanca, bello, mi hai fatto correre inutilmente per quasi un quarto d'ora. Ma parliamone in quel pub laggiù...l'abbiamo passato cinque minuti fa girando in tondo come idioti innamorati. E prima che tu finisca per parlare a vanvera come al solito, io non sono innamorata. Per niente, men che mai adesso. Non ti amo proprio per niente!”
    Cercai di distrarla facendole l'occhiolino, lei mi accontentò ricambiandolo.
    “Vogliamo entrare?” mi chiese con voce da finta pazza.
    Non vorreste mai veder la mia musa quando si incazza seriamente, credetemi.
    Così acconsentii, seguendola.

    Che pub scalcinato, pensai appena fui dentro insieme a lei.
    Sembrava un rudere con un bancone malconcio al centro del salone tutto invaso da ragni e chissà cos'altro.
    “Ti piace questo posto? L'ho inventato io per farti sentire a tuo agio...”
    “Sei veramente un tesoro.” dissi io, un tantino sarcastico.
    La barista ci guardava con occhi gialli da gatto, la faccia tutta rigata dalla vecchiezza. Sembrava una carcassa come il posto in cui ci trovavamo.
    Sulla targhetta spillata sul petto la signora aveva scritto il suo nome: Sonia.
    Sonia Barbour, andata da un pezzo dai miei ricordi di scrittore da strapazzo.
    Mi dispiaceva vederla così ma non avevo più combinato niente di bello per farla sentire protagonista, quindi dovevo accontentarmi di vederla ridotta in quel modo.
    “Che cosa prendete, ragazzi?” chiese con voce amorevole la donna. Cominciò a prendermi un magone assurdo, a fatica riuscivo a trattenere le lacrime.
    Jen mi fece cenno di stare zitto, portandosi un dito alle labbra. Mi guardò seria per tipo due secondi e poi finse di fissare il pavimento, con aria un po' rassegnata.
    Mi voleva far sentire in colpa e ci riusciva perfettamente, tanto che mi precipitai a prendere il mio bicchiere di acqua e menta e a sedermi davanti a lei.
    Stavo per chiedere alla Barbour di suo cugino Will, ma mi dovetti trattenere quando vidi la mia musa fissare il pavimento con occhi che parevano spegnersi sempre di più.
    “Tu, Jen, davvero...non prendi niente? Vuoi assaggiare?”
    Non mi rispondeva, avevo il fegato che sembrava scoppiarmi.
    “Okay, senti, io...”
    “No, ascolta tu- mi disse piano, con voce rotta- se mi vuoi dire che non te la senti di continuare con me...beh...dillo! Non fare finta di niente, dimmelo e facciamola finita con questa menata.”
    “Ma no, Jen, non è per niente vero. E' difficile provare a reinventarti tutte le volte, in un certo senso lo sto facendo anche adesso. Ritardo soltanto a farti tornare perchè , veramente, devi credermi...io...”
    “Basta cazzate, ti avverto. Io! Io ! Io cosa?” mi freddò lei, tanto che per un attimo mi si seccò la gola.
    Bevvi un leggero sorso e facendo finta di guardare fuori le scrutai i sandali dai tacchi belli alti. Deglutii disperatamente. Aveva pure messo lo smalto nero con cui la descrivevo nei suoi momenti più oscuri. L'aveva fatto per me, per farmi contento quella sera: mi sentivo davvero un verme.
    “Me ne devo andare? Dove la trovi una uguale a me, dimmi un po', avanti!”
    “Ti prego, non fare così e non cominciare a piangere. Non lo sopporto...e poi non è da te, se sei una dura devi esserlo anche con me. Dai! Lascia che ti spieghi, poi mi dici se ti va bene.”
    Mi alzai, in preda al panico. Mi tremavano le gambe, doverla guardare negli occhi mi faceva terribilmente male al cuore.
    Mi sentii come quando cercavo di farmi notare da una ragazza che mi piaceva, alle medie. Latte alle ginocchia da far paura.
    Le sussurrai ad un orecchio quello che avevo in mente. Lei mi respinse delicatamente, dicendomi che doveva pensarci su.
    Mi faceva stare in ansia, maledizione! Ma non potevo dire niente, ero in torto io e non certo lei.
    “Perchè hai aspettato tanto a dirmelo? Guarda cosa hai scatenato!” mi disse, ad un tratto, quasi gridando con gli occhi pieni di lacrime.
    Una giovane donna dagli occhi spiritati mi guardava dal tavolo accanto al nostro, stava seduta a gambe incrociate e mi fissava con uno sguardo da pazza omicida. Tremai da capo a piedi. Era sempre lei, ma in modo diverso.
    “Una specie di doppio malvagio che vuole uccidere colui che l'ha creata! Ottimo modo per ricrearmi in un universo parallelo quando avrai finito con la tua fissa per gli zombie.”
    “Così però sei ingenerosa con me.” la rimproverai, leggermente alterato.
    “Tu ce l'hai con me, allora?” replicò lei, guardandomi con occhi ribollenti di rabbia. Mi sarebbe saltata addosso, mi vedevo già a disperare soffocando sotto le sue estremità smaltate di nero.
    Guardandomi negli occhi, notò il mio stato d'animo. Stavo quasi per piangere e lei se ne rattristò.
    Mi mise una mano sulla spalla, poi mi dette un casto bacio su una guancia, facendomi arrossire come uno stupido.
    “Stai tranquillo che non arriverei a tanto, anche se mi arrabbio. Tu mi fai arrabbiare un sacco, caro.” esclamò con gioia, sorridendo.
    “Jen, io non ce la farei mai senza di te a scrivere le mie cazzate. Diventerei matto, mi sentirei completamente allo sbando. Quindi se non mi perdoni, Jen, io non scrivo più niente. Sarebbe inutile.”
    “Considerati perdonato. Sono permalosa, lo sai. Però abbracciami, stronzetto o sarò costretta a venire a trovarti negli incubi! Con la dolce espressione della nostra amica psycho stampata sul viso!”
    Beh, non era certo il caso di contraddire la mia musa, sapete com'è.

    P.S la barista è un personaggio che al momento ho lasciato perdere. :wacko: ^_^
     
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    E'....stupendo.
    Cioè...di solito sia gli scrittori che noi artisti creiamo personaggi con parole o tratti di matita e penna,ci affezioniamo a loro in qualunque modo,cerchiamo di descriverli o di caratterizzarli con millemila dettagli fino a raggiungere il limite dell'ossessione.
    E mi complimento con te perchè pochi riescono in un'impresa simile,se ci lavori dal 2004 :3
    Anyway Jen mi piace un casino,sarà perchè è una tsundere bella e buona,e io le adoro,ma per una storia riguardo un'apocalisse zombie ce la vedo benissimo :B):
    Bello anche come hai descritto la vicenda,è stato come guardare un corto cinematografico :3
    Ed è probabile che forse tra qualche pausa e l'altra dei miei disegni,potrei rappresentarla graficamente,sempre se vuoi :3
     
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    Se mi disegnassi Jen non cosa potrei fare :lol:

    Quando vuoi…

    Però il brutto è che io sto sviluppando una cosa con Jen in chiave TWD/Lovecraftiana ma non so venirne a capo. Prima avevo scritto un lungo trittico di cui non vado fiero al 1000% però potrei posarlo a puntate. :D

    Mi fanno molto piacere tutti sti complimenti. ;)

    A lei ci tengo spero si sia notato qua. :D

    Che vuol dire tsundere? :)
     
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    Ahahahahahah,si è notato che ci tieni ahahaha xD
    Riguardo al postare una storia a puntate sarei stra-curioso di leggere *^*
    Tsundere,nel gergo giapponese degli anime,è la tipica ragazza che all'inizio è antipatica e cattiva,ma dopo un po' che la si conosce (e se si riesce ad entrare nelle sue grazie xD) diventa tenera e coccolosa :3 il contrario delle tsundere invece sono le yandere,ovvero quelle ragazze tutte dolci e carine ma che conoscendole si rivelano in realtà pazze violente xD
     
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    Allora sì, per lei va bene tsundere :P Sei esperto , accidenti. Affare fatto, è già apparso altrove su forumfree sto trittico. Io posto finché non mi dite "Stop, hai rotto". :D
    E' roba del 2015, la prima parte.
     
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    Yeeeeeeeeeeeeeeeeh (/°-°)/ così ho finalmente qualcosa da leggere/vedere dopo aver finito Violet Evergarden xD
     
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    Una yandere mi sa che è Mitsuko Soma di Battle Royale. :P
     
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    Ovviamente up!
     
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